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Commenti al testo di Adielle
Fragile iperbole

Sei nella sezione Commenti
 

  Cristina Bizzarri - 08/06/2014 07:25:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Vorrei aggiungere, rispondendo a Giovanni, che, certo, sono dac con lui su tutto quello che dice. Credo però che nel contra naturam che ci caratterizza in quanto esseri pensanti (io non molto :-) ) e creatori di arte, simboli, rimedi/terapie ecc. - ecco mi sembra che molti aspetti della psichiatria - per questo ho citato Artaud - rischino di andare "contra" l’essere umano nel senso di non opporre al dilagare degli istinti argini "buoni" (benefici per la sua crescita, autoconsapevolezza, individuazione), bensì cattivi, captivi - di una violenza che incatena e fa solo male. Ciao e scusate la pignoleria.

 Adielle - 08/06/2014 04:08:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Grazie Mareaperto.

 mareaperto - 07/06/2014 23:35:00 [ leggi altri commenti di mareaperto » ]

Bella, Adi, bella non poco.

 Adielle - 07/06/2014 03:18:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Grazie Giovanni del poderoso intervento, permettimi di pensare a voce alta: sono sicuro che lo psichiatra usò il termine non condivisibile, non condivisibile pone l’accento sul fatto che risulti impossibile da condividere quell’esperienza, deresponsabilizza sia il soggetto che la prova che l’ascoltatore, il quale o non ha semplicemente niente da ascoltare perchè il racconto non avviene oppure se avviene è una farneticazione tale da non fornirgli materiale che sia in grado di decifrare;
nella versione corretta "non condiviso" mi pare invece si evidenzi una scelta, io soggetto che vive quell’esperienza scelgo di non condividerla (interpretazione che mi permetto comunque di inserire nel novero delle possibili anche se improbabili), io consorzio umano scelgo di non accettare comportamenti divergenti. La cosa che mi interessa è come nella prima versione della definizione di folle sia quasi assente l’esercizio della volontà e come nella seconda esso risulti invece quasi spietato. Non in grado d’intendere e di volere io lo sono stato per un lungo periodo prima (ma si sa il tempo si dilata e si raggrinza) e un brevissimo periodo dopo il mio ricovero in psichiatria avvenuto circa due anni fa e mi dispiace ma non posso e non voglio prescindere dalle mie esperienze personali soprattutto quando scrivo, poco conta che non abbiano carattere universale.
Per quanto riguarda il passo della poesia che dice "Antonucci mi avrebbe accompagnato a casa ad uccidere mia madre" fa riferimento ad un fatto realmente accaduto al medico psichiatra: un suo paziente in preda alla collera gli disse che voleva uccidere sua madre una volta che fosse tornato a casa da lei e Antonucci gli chiese semplicemente se lo poteva accompagnare si avviarono e la cosa rientrò da sé e quell’uomo non uccise la madre nè quel giorno nè mai; quel mio "senza nemmeno dirmi grazie" voleva significare che il paziente in quel caso fornisce allo studioso la materia stessa incarnata del suo studio senza nemmeno essere avvisato, cavia per un esperimento(anche molto rischioso direi) più che "malato" da curare, i matti vanno assecondati adagio popolare!(scherzo). Ciao Giovanni,leggerò l’Amleto, l’Otello mi è piaciuto tantissimo, ti saluto con stima.

 Giovanni Baldaccini - 06/06/2014 21:37:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

sarei quasi d’accordo con cristina, almeno poeticamente, se non fosse che l’uomo è figlio di un duro lavoro contra naturam, e dunque quella violenza tragica - che non è da annullare (c’è del disprezzo in questo) - andrebbe però trasformata, come qualsiasi impulso irriflesso, in qualcosa di diverso, magari uno scritto, un desiderio contenuto e per ciò "pensato", un’espressione comunque altra dall’immediato, una formulazione critica, un’immagine significante, magari un moto verso l’arte o, più modestamente, una domanda. Inoltre, in qualsiasi uccisione, anche della madre, (cosa cui personalmente accedo volentieri, soprattutto nella terapia dei giovani) sarebbe utile una coscienza capace di leggere sul piano simbolico il senso dell’accadimento per trasformarlo in un sentimento non condizionato (simbiosi, o comunque prevalenza dell’inconscio) immettendolo così sul piano della parola. A tale proposito, mi sentirei anche di suggerire qualche lettura diversa, in cui l’elemento patologico è espresso su altri piani meno "carichi" e "partecipati", che so, magari l’Amleto, o cose del genere. dove i temi dell’incesto e della morte, o più in generale dell’amore deluso si svolgono nella dialettica tra l’essere e il non essere, un livello dunque forse più significativo delle nostra vicende meramente personali e che non per questo risulta meno umano, senza ricorrere a parolacce come "universale" che, detto di passaggio, significa soltanto che ci riguarda tutti.

P.S. non sono uno psichiatra, ma non è esatto quel "non condivisibile" (sarebbe soltanto un piano soggettivo personale). L’espressione esatta è "non condiviso" dalla collettività generale. Lo so, sa di poco, ma qualsiasi manuale di psichiatria riporta quanto da me riferito e un po’ di precisione non guasta.
Un saluto con simpatia.

 Adielle - 06/06/2014 18:13:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Grazie Lorenzo, alla mia domanda mi definisca un folle, un noto psichiatra di Teramo da cui ero in cura sai come mi ha risposto? Colui che vive immerso in una realtà altra non condivisibile. C’è da riflettere. Ciao, un caro saluto.

 Lorenzo Mullon - 06/06/2014 17:23:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

estendiamo la psichiatria all’infinito e avremo la dimostrazione della perfetta follia del nostro universo, da cui veniamo fuori solo con una presenza molto ma molto più luminosa

 Adielle - 06/06/2014 10:08:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Giorgio Antonucci, medico in psichiatria durante la riforma Basaglia da cui si discostò e di cui ti invito ad ascoltare l’intervista integrale su internet, si complimenterebbe con te per avere espresso così acutamente delle idee a lui molto care, io da parte mia non posso che ringraziarti profondamente. M’ implementi di significati e mi doni una credibilità che va ben oltre i miei meriti, sei mitica! Posso fare un po’ il losco? Per quella operazione che tu sai come stiamo messi? Non me ne sono scordato, è che sto avendo un po’ di contrattempi.
Ti posso dare un’anteprima, sulla copertina ci sarà in basso a destra una figura umanoide tipo spettro spirito non si capisce se buono o cattivo (così me l’ha spiegato l’amico tatuatore) che porta sulla schiena un gigantesco cuore anatomico, il tutto disegnato con uno stile che dovrebbe ricordare quello dei tarocchi. Il titolo non te lo dico ma ho trovato quello definitivo, mi piace molto per vari motivi anche se lo trovavo un po’ pretenzioso ma poi mi sono consultato con degli amici e mi hanno detto che ci sta e non hanno mai letto una mia poesia! Ciao Cristina, un abbraccio.

  Cristina Bizzarri - 06/06/2014 07:37:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

l commento: Il compagno Artaud? Un testo poetico che mette in piena luce la violenza nascosta - e inutile forse in quanto non risponde alle domande sull’ultima essenza dei comportamenti - della psichiatria, male che (non) cura il male ma lo tampona. E il parallelo sotterraneo tra sofferenza-donna-sessualità-masochismo-madre riconduce al farsi male, al sentimento esacerbato che non trova riposo e/o quiete - argini protet tivi se non nel torturare il pensiero perché non diventi atto puro, primitivo, originario ... Anche la psichiatria, dunque, e ancora di più, figlia della barbarie, perché agli impulsi violenti (in fondo naturali) oppone una violenza studiata, artificiosa. Il male voluto , studiato a tavolino, cura un male più profondo e umano - quello di una vita e di un destino, dove c’è una bellezza tragica che la società vuole e deve illudersi di sconfiggere, annullare.